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Fondazione Smith Kline

 

Antibiotico-resistenze, il pericolo Klebsiella

29.03.2016

E' oggi uno dei più temuti batteri resistenti agli antibiotici. Si chiama Klebsiella pneumoniae produttrice di carbapenemasi (CP-kp), resistente anche ai carbapenemi. Dal 2008 al 2014, secondo i dati pubblicati dall'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), rispetto a tutti i ceppi di Klebsiella isolati da sangue o liquor, in Italia si è osservato un incremento delle percentuali di Klebsiella pneumoniae resistente anche ai carbapenemi fino a posizionarsi su valori compresi tra il 25 e il 50 per cento.

Il resto d'Europa, seppur meno esposto, non è affatto in posizione di sicurezza. Infatti, in una recente pubblicazione del gruppo di lavoro EuSCAPE (European Survey of Carbapenemase-Producing Enterobacteriaceae), all'interno di un progetto lanciato nel 2012 da ECDC, con lo scopo di monitorare la diffusione e l'epidemiologia dei ceppi ECP (Enterobacteriaceae produttrici di carbapenemasi) in cui sono coinvolti 38 Paesi europei, emerge che, sebbene in Italia questi batteri siano diffusi in forma endemica, molti degli altri Paesi europei hanno un grado di diffusione inter-regionale non trascurabile.

Oltre alla Klebsiella, altri batteri sono coinvolti nelle infezioni nosocomiali, tra cui Escherichia coli, batteri Gram-negativi (principalmente Pseudomonas aeruginosa e Acinetobacter) e gli stafilococchi. In Italia, come causa delle infezioni nosocomiali, si collocano ai primi tre posti la Klebsiella, l'Escherichia coli, e la Pseudomonas aeruginosa. Si tratta purtroppo di tre specie che comprendono anche ceppi ultraresistenti, sensibili a pochissimi antibiotici, che recentemente si sono diffusi negli ospedali italiani.

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