La ricerca di un vaccino per il virus respiratorio sinciziale
26.10.2016
Ogni anno nel mondo si osservano 150 milioni di nuovi casi di bronchiolite e il 75 per cento di essi è causato dal Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) che nei Paesi in Via di Sviluppo è la seconda causa di mortalità dopo la malaria.
Questi i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma c'è di più: circa il 70 per cento dei bambini nel mondo contrae l'infezione da RSV nel primo anno di vita e il tasso di ospedalizzazione per bronchiolite è addirittura aumentato negli ultimi 10 anni sfiorando il 3 per cento, soprattutto bambini nati pretermine e quelli con patologie associate (fibrosi cistica, malattie neuromuscolari, immunodeficienza, malattia cardiaca o respiratoria di base). La bronchiolite è una malattia infettiva acuta delle vie aeree inferiori, altamente contagiosa, caratterizzata, prevalentemente, da edema e muco delle vie aeree piuttosto che da broncospasmo. La sua più alta incidenza avviene nei mesi invernali tra novembre e marzo ed è ormai nota la correlazione tra infezioni da RSV nella prima infanzia e successivo sviluppo di wheezing ricorrente e asma in età adulta.
Lo sviluppo di misure preventive efficaci è certamente una priorità e quello di un vaccino sicuro e immunogenico contro il Virus Respiratorio Sinciziale resta una delle sfide vaccinali dei nostri giorni. Attualmente la nuova frontiera della vaccinazione anti-RSV è rappresentata dallo sviluppo di vaccini vivi attenuati o di vaccini inattivati a subunità. I vaccini a base di virus vivo attenuato permettono di ovviare alla problematica dell'instabilità connessa ai vaccini anti-RSV. Tuttavia si rendono necessari ulteriori studi per ottenere il giusto profilo di immunogenicità e sicurezza soprattutto nella prima infanzia. Un differente filone di ricerca, poi, si sta dedicando allo sviluppo di vaccini a subunità virali per l'immunizzazione delle donne in gravidanza.
