Un documento individua il futuro delle tecniche di gene-editing
20.02.2017
Applicare alle cellule germinali le tecniche di editing del genoma, o gene editing - ovvero l'aggiunta, rimozione o sostituzione di sequenze di Dna in gameti o embrioni in stadio precoce di sviluppo - potrebbe essere consentito in futuro, ma soltanto in condizioni strettamente controllate e per il trattamento di malattie gravi: è la raccomandazione che emerge dal rapporto "Human genome editing: Science, Ethics and Governance", reso oggi disponibile dalla National Academy of Sciences (NAS) e dalla National Academy of Medicine (NAM) statunitensi.
Il documento illustra le condizioni rigorose che andrebbero verificate prima di consentire l'avvio di studi clinici che impieghino queste tecniche applicate alla linea germinale. Attualmente il gene editing è già utilizzato in alcune sperimentazioni cliniche in corso, ma soltanto su cellule somatiche (non germinali) e per il trattamento di malattie gravi. Le possibili applicazioni del Gene Editing sono svariate, possono riguardare la linea somatica o quella germinale, nonché svariate tipologie di tessuti umani.
Di fronte alle opportunità ma anche alle preoccupazioni suscitate dall'avvento di queste tecnologie, NAS e NAM hanno costituito un comitato di studio di esperti internazionali per valutare gli aspetti di natura scientifica, etica e di governance relativi al gene editing. Al lavoro, durato più di un anno, ha preso parte, unico italiano, anche il direttore dell'Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano Luigi Naldini.
